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WineWise

METODOLOGIE DELLA TRASFORMAZIONE

WineWise – Metodologie della trasformazione, è una Open Call per il progetto di valorizzazione artistica e territoriale sviluppata in collaborazione con 4 aziende vitivinicole della regione: Cantine Astroni (NA), Cantine Iannella (BN), Villa Matilde Avallone (CE) e Villa Raiano (AV). La call è rivolta alla selezione di 4 artisti o duo o collettivi artistici emergenti, finalizzata alla presentazione di una proposta progettuale da realizzarsi in ognuna delle 4 cantine. Ogni artista soggiornerà gratuitamente in una delle aziende vitivinicole per un periodo di residenza di 7 giorni durante il mese di ottobre 2022, ricevendo un premio produzione di 500 . La giuria selezionatrice è composta dal team Art Days – Napoli Campania, The Emotional Experience, un rappresentante per ciascuna cantina, il collezionista Fabio Agovino e la giornalista Stella Cervasio.

Le cantine

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Cantine Astroni (NA): con un’attività nata nel 1891, Cantine Astroni presenta un indissolubile e viscerale rapporto con la terra in cui sorge. Il Cratere degli Astroni – oggi oasi naturale del WWF  contiene in sé suggestioni plurime che vanno dalle leggende popolari, ai miti, alla magia, alla riflessione sull’aspetto geo-morfologico del luogo stesso. Il territorio con le sue caratteristiche storiche, morfologiche e culturali è il fulcro della ricerca della produzione vitivinicola dell’azienda, che comprende 25 ettari di vigna. Il vino prodotto è in grado di raccontare la storia della terra d’origine. Con il supporto delle principali innovazioni enologiche, Cantine Astroni diffonde un grande patrimonio enoico valorizzando tradizione e cultura. L’attenzione è concentrata principalmente sui vitigni autoctoni pre-fillosserici: Falanghina e Piedirosso dei Campi Flegrei.

 

www.cantineastroni.com

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Villa Matilde (CE): nasce nel 1965 nel territorio dell’Ager Falernus, al confine tra Campania e Lazio, alle pendici dell’antichissimo vulcano di Roccamonfina. Questo territorio particolarmente fertile era già noto nell’antica Roma per la produzione dell’omonimo vino Falerno. Di questo vino si sono perse le tracce fino agli anni ’60, quando il fondatore di Villa Matilde, appassionato cultore di vini antichi, decise di riportare in vita la leggendaria bevanda. Il percorso di recupero continua ancora oggi con gli eredi, che hanno incrementato la tradizione paterna, spingendosi fino alle province di Benevento e Avellino con nuove vigne e progetti con l’obiettivo principale di valorizzare le antiche varietà autoctone e produrre — con metodi attenti alla sostenibilità agricola ed ambientale — vini che sappiano conservare e trasmettere la storia e le peculiarità del territorio.

www.villamatilde.it

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Cantine Iannella
(BN): dal 1920, si erge sulle colline di Torrecuso (BN), un paese di 3.500 abitanti ai piedi dell’altopiano del Taburno, un luogo speciale dove il vino è il protagonista indiscusso della vita della comunità, motivo di orgoglio e di fierezza per tutti gli abitanti, in gran parte attori della filiera vitivinicola. Le etichette più prestigiose ripercorrono la storia dell’azienda sino al “2020″ Rosso IGP Campania, che rappresenta la voglia di novità e di crescita che caratterizza Cantine Iannella. Forte di una grande tradizione, la cantina mantiene una profonda vocazione verso la sperimentazione, trasformando le caratteristiche fisiche e organolettiche del vino — corposità, robustezza, mineralità, struttura — in spunti di riflessione per la nascita di un intervento artistico strettamente legato al momento della degustazione.

www.cantineiannella.it

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Villa Raiano
(AV): La più giovane delle quattro cantine, nasce nel 1996 nei vecchi opifici dell’oleificio della famiglia Basso nella frazione Raiano del comune di Serino (AV) e conta più di 30 ettari di vigneti. Con i nuovi edifici costruiti nel 2009, la struttura dell’azienda si integra perfettamente nell’ambiente circostante, attorniata da antichi vigneti e boschidiquerce,e vanta una terrazza panoramica affacciata sulla vallata del fiume Sabato che discende dal Monte Terminio. Il legame con il territorio irpino è portato con fierezza e orgoglio, come testimonia il logo della cantina, il cui lupo (“hirpus” nell’antico idioma sannitico) rimanda all’animale sacro a Marte e venerato dagli Hirpini. L’Irpinia è una terra di estrema diversità tra esposizioni, altitudini, microclimi e suoli – una caratteristica di cui Villa Raiano si fa custode.

www.villaraiano.com

La giuria

Gli artisti saranno selezionati da una giuria composta dal team Art Days – Napoli Campania, da The Emotional Experience, un rappresentante per ciascuna cantina, il collezionista Fabio Agovino e la giornalista Stella Cervasio.

The Emotional Experience è un’associazione gestita da Cristina Varchetta, Natascia Sole e Rosa Puorro, impegnata nell’organizzazione e nella promozione di wine tour privati e personalizzati nella regione.

Fabio Agovino, consulente finanziario e promotore culturale, inizia a collezionare arte a 28 anni, indirizzandosi inizialmente verso il figurativo e gli artisti storicizzati e poi entrando nel vivo del contemporaneo. La Collezione Agovino ha sede nello storico Palazzo Sessa nel cuore di Napoli e arriva oggi ad accogliere più di duecento opere, tra sculture, dipinti, fotografie, installazioni, video e registrazioni sonore, negli anni oggetto di prestito ad importanti musei e gallerie internazionali. Per Agovino, collezionare è un’esperienza, un viaggio interiore, una possibilità di costruzione dinamica del sé e di comprensione della realtà. Con molti degli artisti presenti in collezione, ha un rapporto diretto che va spesso oltre l’acquisto di un’opera, e include forme di sostegno come la sponsorizzazione di un progetto o il contributo per un catalogo.

Stella Cervasio, giornalista e scrittrice, si laurea in Storia dell’arte e in Filologia Classica a L’Orientale. Napoletana, ha vissuto a lungo a Roma e Milano. Scrive per le pagine culturali de “La Repubblica” e ha fondato le pagine d’arte dell’edizione napoletana. Da giovanissima ha collaborato a riviste come “Alphabeta” o alla terza pagina de “Il Mattino”, sotto caporedattori quali Francesco Durante e Michele Bonuomo. Ha collaborato con “Marie Claire”, “Elle”, riviste Mondadori.

I VINCITORI

Andrea Bolognino (Napoli, 1991) ha studiato pittura presso le Accademie di Belle Arti di Napoli e Weissensee (Berlino). Dal 2011a oggi ha partecipato a numerose mostre collettive e personali, in Italia e all’estero tra cui ‘I Giganti’ presso la Galleria Acappella, ‘Cecità Accecamento Oltraggio’ presso il Museo e Real Bosco di Capodimonte curata da Sylvain Bellenger, ‘There is no Time to
Enjoy the Sun’ presso la Fondazione Morra Greco e
Open Systems curata da Giulietta (Basel) e ospitata dal Museo Hermann Nitsch (Napoli).
Il disegno è da sempre al centro della sua ricerca artistica, facendo da punto di partenza per lo sviluppo di progetti di ampio respiro che comprendono anche la scultura e la scenografia, come per le produzioni del Teatro Bellini e della Biennale Danza. Dal 2015 al 2019 ha organizzato con il collettivo Phonurgia il festival di musica contemporanea La Digestion, curandone al contempo i contenuti visivi.

La ricerca di Giovanni Chiamenti parte dall’osservazione e dall’ascolto del paesaggio. Uno dei suoi obiettivi è approfondire il rapporto tra uomo e natura creando uno squilibrio percettivo, alterando il punto di vista. Il processo è quello di distanziarsi progressivamente dall’oggetto, rimuovendo gran parte delle coordinate spaziali e mantenendo soltanto le tracce necessarie per cogliere l’aura dell’elemento originario.
Confondere lo spettatore in modo che non capisca se si trovi di fronte a una micro o macro rappresentazione, disorientarlo attraverso una visione altra dei luoghi che Chiamenti analizza, emerge una realtà imprevista che appare soltanto a chi si ferma ad osservare il substrato dell’immagine. Questa realtà ha bisogno di tempo per emergere e i materiali la
aiutano a prendere forma tangibile grazie alle loro capacità di somiglianza o mimesi con i fenomeni naturali.
ll suo lavoro spazia tra diversi media, dall’installazione al video, e materiali, da quelli sintetici alla ceramica, ognuno in grado di trattare aspetti diversi di ogni narrazione.

La ricerca poliedrica di Miriam Montani tenta di far riaffiorare e riportare alla luce ciò che è invisibile, nascosto e sotterraneo, si interroga costantemente sulla visione e la sfuggevolezza dell’immagine che si rivela. L’immagine a cui si riferisce l’artista non è l’immagine vista, ma quella che si apre nella visione onirica o immaginifica o quella che sorge dalle tracce o dai segni dell’accadere.
La sua pratica è orientata da un profondo interesse per le proprietà materiali degli elementi, a volte naturali o degenerate, che spesso diventano il medium stesso delle sue opere. La scelta
degli elementi e delle pratiche di volta in volta messe in campo, sono spesso strettamente connesse ai luoghi e ai territori in cui l’autrice si trova ad operare. Si sofferma su materiali trasparenti, fragili o evanescenti, tra cui polvere, elementi vegetali, acqua, eccetera. Montani attinge alla tradizione delle tecniche artistiche, converte la fisicità dell’elemento in immagini a volte simboliche, altre prettamente indicali. La vicinanza all’aspetto materiale e naturale la rende sensibile a temi legati al deperimento e alla morte.
Il movimento sotteso nella sua poetica è volto a sublimare e
alleggerire l’ineluttabilità degli eventi scaturiti dalla alienazione umana.

Il progetto di ricerca Transpecies nasce dall’incontro professionale e umano di Valentina Avanzini (ricercatrice) e Emanuele Resce (artista). L’esigenza comune di sfondare i confini delle pratiche che conoscevamo per poterci immaginare un mondo diverso dal punto di vista sociologico, ecologico e storico ha dato inizio a una serie di esperimenti e visioni: video essays, opere d’arte e, attualmente,  un progetto di documentario sulla storia nascosta dell’Irpinia, territorio di nascita e/o adozione per entrambi. Le ricerche per il documentario sono pubblicate dalla piattaforma curatoriale Presa Multipla. Transpecies si racconta così: “Un tentativo di attraversamento – di media, di linguaggi, di registri, di animalità, di temporalità, di spazi. Quello che importa è intersecare, spingersi oltre. Verso dove? Da qualche parte, o in  moltissime parti – nelle rovine di una piramide messicana, nella forma della pupilla di una capra, nel  corpo di una processionaria e nei ricordi di un mito antico – risiede un’umanità che ancora non  conosciamo. Come astronavi intergalattiche o porte che si spalancano nel mezzo di una strada  affollata, gli attraversamenti di Transpecies si dirigono lì.”

The Emotional Experience
Collezione Agovino
Villa Raiano
Villa Matilde
Cantine Iannella
Cantine Astroni